Nel corso dei secoli, l’uomo sembra essere partito da una considerazione collettiva e oggettiva per arrivare a un’interpretazione individuale e soggettiva del mondo e della vita. Ciò si può capire guardando la lenta evoluzione e la non meno lenta maturazione della coscienza dell’uomo, innanzitutto, e in secondo luogo della mentalità delle comunità umane. Ora, questa evoluzione e questa maturazione sono lontane dall’essere terminate. Esse ci fanno sempre vivere nell’angoscia e ci fanno sempre sprofondare, purtroppo regolarmente in quelle crisi d’isteria collettiva che sono le guerre, ad esempio. Così, anche se abbiamo tutte le ragioni per compiacerci di essere stati capaci di allungare la speranza media di vita, non dobbiamo dimenticare che questo secolo sembra proprio essere il più mortifero.
Nonostante questa negativa considerazione, c’è un’altra prospettiva, forse un paradosso: siamo delusi -da un punto di vista collettivo- e ci sentiamo impotenti – individualmente- perché non abbiamo ben chiaro come fare per capovolgere questo processo infernale, fermare le carneficine e i massacri che continuano ad essere perpetuati nel mondo. Ma, contemporaneamente, non possiamo non riconoscere che, nel complesso, ogni individuo che ha la possibilità di vivere nei paesi industrializzati, gode forse di un livello di vita diverso, e quindi può concedersi di riflettere, di andare alla scoperta di sé.
Se è vero che siamo gli artefici dell’evoluzione del nostro Io, lo siamo a maggior ragione nel momento in cui viviamo e agiamo con cognizione di causa senza essere vittime di noi stessi. Si tratta di una vera rivoluzione nelle coscienze, che in futuro avrà profonde ripercussioni sulla nostra mentalità e stile di vita.
Questa rivoluzione delle coscienze è già iniziata. Basta osservare la storia degli uomini in questi ultimi venti secoli per convincersene. Ed è chiaro che sono sempre gli individui che hanno seguito in modo marcato un proprio percorso individuale, talvolta isolati, spesso bandito dalla società, quelli che hanno in fin dei conti permesso alla vita collettiva di progredire, mentre il contrario non è quasi mai avvenuto . Ora, questi individui, hanno promosso le scintille di cui avevamo bisogno per compiere dei veri balzi in avanti, per scelta o costrizione, hanno quasi sempre avuto l’occasione di imparare a conoscersi meglio. Perché più si conosce se stessi, meglio si comprendono gli altri.
Maura Luperto 12 luglio 2018
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