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Nei salotti di agosto 2024 parliamo di vacanze secondo la visione del Programma Mondo Migliore (PMM).

Il momento delle ferie in Italia è legato soprattutto alle sue condizioni climatiche e alle caratteristiche territoriali. La presenza del mare, delle montagne e i primi caldi a partire dal mese di maggio fanno la cosiddetta apertura all’estate italiana. Altre nazionalità in base a questi due fattori hanno un altro modo di vivere il periodo delle vacanze.

Andando indietro nel tempo (circa 50 anni fa) l’Italia conosceva la cosiddetta “villeggiatura”: ovvero, la lunga estate di almeno 3 mesi in cui le famiglie partivano per passere le vacanze tutti insieme. I tempi erano chiaramente molto diversi, i padri raggiungevano la famiglia nel fine settimana e l’economia permetteva a tutti di passare l’estate in questo modo. Mamme e figli in età scolare, finita la scuola dell’obbligo, salivano su treni super affollati e utilitarie, acquistate con il supporto della mitica Cambiale, partendo in direzione NORD-SUD. Si, la maggioranza dell’Italia del Sud, fin dagli anni ‘50, era partita per il lavoro nelle Fabbriche del Nord e per il lavoro sicuro degli ambienti pubblici (per chi era del Sud era più facile studiare e conseguire diplomi che, i giovani del Nord, lasciavano più volentieri per un posto di artigiano o commerciante).

Oggi possiamo dire che chi ha almeno due settimane di ferie può considerarsi molto fortunato. Ci sono molti però che non hanno neanche un periodo di stacco dalla vita lavorativa sia perché non tutti i contratti lo consentono, sia perché economicamente non conviene.

Quando parliamo quindi di vacanze dovremmo innanzitutto riflettere sul perché l’essere umano necessiterebbe di un tale periodo di stacco. Può sembrare una domanda banale perché ci siamo abituati che in un determinato periodo dell’anno al lavoratore sono concessi alcuni giorni di ferie ma se ci pensiamo bene il concetto di vacanza ha un significato ben più profondo.

È la natura stessa che conosce sempre gli opposti in ogni cosa. Ci sono momenti di caldo e momenti di freddo, ci sono le montagne che puntano verso l’alto e le radici che vanno verso il basso, esiste il muschio che rappresenta la morbidezza e il tronco di un albero che rappresenta la durezza e così ci sono momenti della vita di sforzo e altri di rilassamento. La vacanza rappresenta quindi un momento di equilibrio tra lo sforzo lavorativo, che dovrebbe essere inteso come lavoro per favorire la comunità d’insieme, e il rilassamento, la rigenerazione dell’essere.

Possono quindici giorni o massimo 22 giorni essere abbastanza per generare un equilibrio nella vita lavorativa e famigliare di un individuo? Sappiamo quasi con certezza che non lo è e questo lo conferma anche il fatto che molto spesso, oggi, le persone vanno in vacanza per la necessita di sfogo dalla vita lavorativa e dalle pressioni economiche. , per far fronte alle altissime spese che ci ritroviamo ormai a pagare.

Oltre a questo, la vacanza serve per dare un senso e un collocamento diverso ai soldi che si guadagnano attraverso il proprio lavoro: dopo tanti sforzi e spese che la sola sopravvivenza richiede, si sente il bisogno di spendere il denaro per qualcosa che va a contribuire lo svago, il rilassamento e dunque la vacanza.

Ecco che si accettano le spiagge a pagamento e resort estivi costosissimi che usufruiscono di un bene comune, quale un contesto naturale, come se fosse normale.

Ancora in pochi ritengono che la spiaggia essendo un bene comune – e quindi dello Stato e quindi di tutti noi – debba poter essere servita in modo gratuito (per lettini e ombrelloni), questo perché al primo posto c’è la pura voglia di non avere pensieri e preoccupazioni per qualche settimana. Il Programma Mondo Migliore (PMM) propone innanzitutto due mesi e due settimane di ferie all’anno per ogni lavoratore dipendente. Sappiamo però che questo non basterebbe comunque per generare il giusto equilibrio. Occorre che un lavoratore lavori non più di 4 ore al giorno per rientrare in quella formula naturale di sforzo-rilassamento. La fattibilità di questa idea, il PMM lo spiega nei minimi dettagli. Per quanto riguarda l’imprenditore la situazione è diversa in quanto l’approccio che ha verso il lavoro è un altro rispetto a quello di un dipendente. La passione che lo accompagna nella propria attività è diversa rispetto a quella che segue un dipendente.

Come arriveremmo ad impiegare il periodo di stacco se durante l’anno potessimo vivere un equilibrio tra il lavoro comunitario e la dedizione alla propria famiglia, amici e/o passioni? Forse lo stacco assumerebbe per noi un valore davvero quasi sacro, ovvero quello di far respirare sé stessi e le persone che condividono la vita quotidiana con noi in un modo completamente nuovo.

E tu cosa ne pensi?

Sophia Molitor

Presidente COEMM

Maurizio Sarlo

P.O. COEMM

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