È una domanda a cui spesso, tra i tanti impegni della vita, ci si dimentica di saper rispondere. Arrivano persino momenti in cui ci sembra che tale domanda non abbia risposta.
Riprenderemo uno ad uno i punti del Programma Mondo Migliore (PMM), perché in molti ci avete chiesto di farlo e sicuramente scopriremo persone (oltre a quelle che già abbiamo conosciuto negli anni), che nei diversi comparti sociali, si impegnano ogni giorno per un cambiamento consapevole del mondo, persone che avrebbero bisogno, magari, di quel contributo strutturale che il Progetto Mondo Migliore potrebbe offrire. Perché, infondo, il PMM è questo: una casa, delle fondamenta, in grado di ospitare i migliori, i quali, nel loro ambito, contribuiscono al corretto funzionamento di quest’ultimo.
Tuttavia, tornando alla domanda iniziale: che missione è quella di contribuire a un cambiamento? A volte ci si chiede se contribuire a un cambiamento significhi cambiare il destino dell’umanità. Vorrei che riflettessimo con sincerità su questa domanda. Quante volte all’interno dei salotti abbiamo pensato che promuovere il programma mondo migliore significhi offrire all’umanità un destino diverso e migliore?
Sicuramente più volte lo abbiamo creduto. Allo stesso tempo, però, ricordiamo le parole del fondatore, che appena sente dire “portiamo un cambiamento positivo”, ti dà una sorta di sgambetto, ricordando che è solo un “contributo” quello che noi portiamo.
Più volte mi sono chiesta come mai, ogni volta, insiste su questo contributo, temendo quasi che sia qualcosa di più. Allo stesso tempo coglievo il senso di umiltà che conteneva la sua riflessione. Solo dopo anni però ho compreso che forse c’è un altro significato dietro.
Chi può davvero decidere il destino dell’umanità?
Ho provato sollievo quando ho capito che non siamo neppure noi del COEMM e dei CLEMM a decidere tale destino. Sollievo, perché occorre la perfezione per poter decidere il destino dell’umanità. Chi può sapere cosa è giusto per un Essere Umano? Solo “il cielo” sopra la nostra testa può farlo e qualunque cosa noi scegliamo di fare nella vita, sarebbe sempre bene che essa sia voluta “dal cielo”. Ma chi può sapere i piani “del cielo”?
Forse l’obiettivo, nella vita, non è di conoscere questi piani, bensì di chiedersi quali siano. La sola domanda ci mette in un’altra attitudine. Se ci chiedessimo di più cosa vuole “il cielo” per noi, forse il nostro atteggiamento nella vita cambierebbe e anche il nostro stare all’interno di una comunità come quella dei “salotti solidali CLEMM” (Fiore all’occhiello di una società che pare quasi perdersi).
Quante volte con una certa “veemenza” vogliamo che il mondo accolga il cambiamento proposto dal progetto PMM, come se fossimo noi quelli che sanno di cosa il mondo ha bisogno; e proviamo un certo fastidio quando quelli come Sam Altman vengono intervistati, in tutto il mondo, per aver promosso una prova di “reddito universale”, grazie alle somme di denaro provenienti dall’IA ma che, in fondo, rimane una prova per mostrarsi e dove il focus è su un business tecnologico. Questa prova evidenzia che le persone che hanno percepito tale reddito, abbiano speso più soldi in salute (quindi farmaci perché, se non si spiega quale salute, manca un pezzo fondamentale). Ovvio che, se tale esperimento fa comodo alle attuali case farmaceutiche, si spiega anche perché Altman stia ricevendo tutta l’attenzione per aver promosso l’esperimento. Cosa succede, invece, se si invitano le persone a curarsi davvero, attraverso un diritto di dignità e delle altre riforme proposte dal PMM, per non avere più necessità di prendere farmaci? Bhè l’abbiamo visto negli anni, ovvero mancata attenzione da parte della comunicazione verso il PMM.
Sicuramente rispetto ad Altman, abbiamo valori diversi, ma non bisogna sentirsi per questo migliori.
Attenzione, non voglio dire di non portare avanti con fermezza un obiettivo positivo come il nostro, ma di non perdere mai di vista la necessità di perfezionare il modo in cui si porta avanti un obiettivo. Non occorre essere perfetti perché solo “il cielo” lo è davvero, ma occorre che ci forziamo a perfezionarci. Credo che “il cielo” voglia questo. Sa che l’essere umano non sarà mai perfetto ma gioisce quando vede che quest’ultimo prova a perfezionare i propri difetti.
Nei prossimi mesi sarebbe bello se tutti quanti lasciassimo un attimo andare la convinzione di essere già i migliori (solo perché il mondo va in una certa direzione) e ci concentrassimo di più sul perfezionare il modo in cui portiamo avanti la nostra missione condivisa.
Il Programma Mondo Migliore (PMM) è, in effetti, il programma politico migliore al mondo, ma questo non ci rende perfetti né in questo mondo, né davanti “al cielo”.
Una perla va saputa portare, a volte, per darle il posto che merita, bisogna pulire, sistemare e fare ordine.
Cosa ne pensate?
Sophia Molitor
Presidente COEMM
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